L’EROICITÀ DELL’EROICITÀ NEL SACRIFICIO

IL CANTUCCIO DI MARIA

 

«ELLA SA…»

 

L’EROICITÀ DELL’EROICITÀ NEL SACRIFICIO

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“Ella sa che, se la nostalgia di Me sarà la lima che consumerà il suo cuore, l’attesa sarà sempre breve rispetto alla grande gioia di una eternità di unione…”

 

Carissimi tutti,

 

oggi Maria SS. ci vuol fare riflettere sulla potenza del sacrificio offerto per la salvezza della anime. Dopo Gesù, Lei è l’anima che più ha saputo SOFFRIRE per la Salvezza del mondo e si è meritata così il titolo di “Corredentrice”!

 

Secondo gli scritti di Maria Valtorta, nel giorno della Sua Ascensione al Cielo, Gesù – per consolare la “zia” legale (Maria di Cleofe, moglie del fratello di S. Giuseppe e quindi cognata di Maria SS.), che piange disperata – le porta ad esempio Maria SS. dicendo:  «Vedi? Ella non piange, la Madre mia. Ella sa che, se la nostalgia di Me sarà la lima che consumerà il suo cuore, l’attesa sarà sempre breve rispetto alla grande gioia di una eternità di unione, e sa anche che non sarà questa separazione nostra così assoluta da farle dire: “Non ho più Figlio”. Quello era il grido di dolore del giorno del dolore. Ora nel suo cuore canta la speranza: “Io so che mio Figlio sale al Padre, ma non mi lascerà senza i suoi spirituali amori”. Così credi tu, e tutti…».

 

Dice Maria:

 

«…Ebbene, l’eroicità dell’eroicità nel sacrificio è quando una creatura spinge il suo amore a saper esser generosa anche nel rinunciare a questo conforto di avere l’aiuto e la presenza sensibile di Dio. Maria, io l’ho provato. Io so. Io ti posso ammaestrare in  questa scienza del sacrificio. Poiché questa non è più semplice istruzione, è Scienza. Chi giunge a questo punto non è scolaro: è  docente in quella che è la più difficile delle scienze: il saper  rinunciare non solo alla libertà, alla salute, alla maternità,  all’amore umano, ma il saper rinunciare al conforto di Dio che rende  sopportabili tutte le rinunce, non solo: le rende dolci e  desiderate. Allora si beve l’amaro che bevve mio Figlio e si conosce  la solitudine che cinse il mio Cuore dal mattino dell’Ascensione  alla mia Assunzione. E’ la perfezione del soffrire. Eppure, Maria, io ero, nel mio soffrire, felice. Non era egoismo in me, ma solo  carità accesa.

Come avevo saputo, per gradi ascendenti, compiere tutte le  offerte e le separazioni, sempre tenendo presente allo spirito che l’offerta e la separazione che lo trafiggevano compivano la volontà e aumentavano la gloria di Dio, mio Signore, e successivamente staccarmi dal Figlio mio per la sua preparazione alla missione, per la sua predicazione, per la sua cattura, per la sua morte, per la sua sepoltura – tutte cose di cui sapevo la breve  durata – così seppi sorridere e benedirlo, senza tenere conto delle lacrime del cuore, nella prima alba del quarantesimo giorno della sua vita gloriosa, quando, senza testimoni come nel mattino della  Risurrezione, Egli venne a darmi il suo bacio prima di ascendere al Cielo.”

 

Ecco vedete, avevo sempre pensato che Maria SS. avesse goduto della visione beatifica di Dio, almeno dal la Risurrezione in poi ed invece mi accorgo ora da questi stralci che non era veramente così …

 

Dice Gesù:

«Per ottenere veri frutti dall’Eucarestia, non bisogna considerare questa come un episodio che si ripete ad epoche più o meno distanziate nel tempo, ma farne il pensiero base della vita.

Vivere pensando a Me‑Eucarestia che mi appresto a venire o che sono venuto in voi, facendo dell’incontro un continuo presente che dura quanto dura la vostra vita. Non separarsi con lo spirito da Me, operare nel raggio che scaturisce dall’Eucarestia, non uscire mai dalla sua orbita come stelle che rotano intorno al sole e vivono per merito di esso.

Anche qui ti propongo a modello Maria. La sua unione con Me deve essere il modello della tua unione con Me. La vita di Maria, mia Madre, fu tutta eucaristica. La vita di Maria, la piccola vittima, deve essere tutta eucaristica.

Se Eucarestia vuol significare comunione, Maria visse eucaristicamente per quasi tutta la vita ((G “Quasi” perché dal momento della Morte di Gesù alla Sua Risurrezione, anche Maria visse l’abbandono del Padre e perciò non ebbe più l’inabitazione della Trinità in Lei!)) . Poiché Io in mia Madre ero prima d’essere, come uomo, al mondo. Né, quando come uomo al mondo non fui più, cessai d’essere in Lei. Non ci siamo più separati dal momento in cui l’ubbidienza fu santificata sino all’altezza di Dio, ed Io divenni carne nel suo seno così puro che gli angeli lo sono meno al paragone, così santo che tale non è nessun ciborio che m’accolga.

Solo nel seno di Dio vi è perfezione di santità maggiore a quella di Maria. Ella è, dopo Dio Uno e Trino, la Santa dei Santi.

Se fosse concesso a voi mortali di vedere la bellezza di Maria quale essa è, ne restereste rapiti e santificati. Non c’è paragone nell’Universo che valga a dirvi cosa è mia Madre. Siate santi e la vedrete.

E se vedere Dio è la gioia dei beati, vedere Maria è la gioia di tutto il Paradiso. Perché in Lei non soltanto si beano i cori angelici e le schiere dei Santi, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo la contemplano come l’opera più bella della loro Trinità d’amore.

Non ci siamo mai separati tra noi due. Ella aspirava a Me con tutta la forza del suo cuore verginale e immacolato attendendo il promesso Messia. Comunione purissima di desiderio che attirava Me dal profondo del Cielo. Più viva comunione dal momento della beata annunciazione sino all’ora della morte sulla Croce.

I nostri spiriti erano sempre uniti dall’amore. Comunione d’amore intensissimo e di immenso dolore durante il mio martirio e nei giorni della mia sepoltura. Comunione eucaristica dopo la gloriosa Risurrezione e l’Ascensione sino all’Assunzione che fu eterna unione della Madre purissima col Figlio divino.

Maria è stata l’anima eucaristica perfetta. Sapeva trattenere il suo Dio con un amore ardente, una purezza superangelica, un’adorazione continua. Come separarsi da quel cuore che viveva di Me? Io rimanevo anche dopo la consumazione delle specie.

Le parole dette a mia Madre nei miei trentatré anni che le fui figlio sulla terra, non sono niente di fronte ai colloqui che Io‑Eucarestia ebbi con Lei‑Ciborio. Ma quelle parole sono troppo divine e troppo pure perché mente d’uomo le possa conoscere e labbra d’uomo ripetere. Nel Tempio di Gerusalemme solo il Sacerdote entrava nel Santo dei Santi dove era l’Arca del Signore. Ma nel Tempio della Gerusalemme celeste solo Io, Dio, entro e conosco i segreti dell’Arca santissima che è Maria, mia Madre.

Sfòrzati d’imitare Maria. E, poiché è troppo ardua cosa, di’ a Maria che ti aiuti. Ciò che all’uomo è impossibile, è possibile a Dio, possibilissimo poi se chiesto in Maria, con Maria, per Maria.» (Da: Maria Valtorta, I Quaderni del 43 – 21 giugno – ed. CEV)

 

La pace sia con voi.

 

Giovanna

 

 

L’EROICITÀ DELL’EROICITÀ NEL SACRIFICIOultima modifica: 2011-03-13T18:47:10+01:00da dio_amore
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