Disubbidienza di Eva e ubbidienza di Maria

Carissimi tutti,

vorrei lasciarvi oggi questa lezione di Maria SS. che ci vuole spiegare come con l’obbedienza tutto si ottiene, anche di cancellare il dolore che gli uomini infliggono a Dio!

Gesù e Maria furono obbedienti fino alla morte, Uno di Croce, l’Altra di un dolore che se non l’uccise veramente fu solo per volere di Dio!

Come al solito metto solo il cuore della catechesi completa che essendo molto lunga occuperebbe troppo spazio. E come al solito il “tutto” lo troverete QUI A FIANCO NEL RIQUADRO: IL CANTUCCIO DI MARIA: “Disubbidienza di Eva e ubbidienza di Maria.”  

Buona lettura e prendetevi il tempo necessario per una buona meditazione di questi testi che sono di fondamentale importanza per la comprensione del Peccato Originale e delle sue funeste conseguenze!

 

La Pace sia con voi.

Giovanna

 

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Dice Maria: «Nella gioia, poiché quando ho compreso la missione a cui Dio mi chiamava fui ripiena di gioia, il mio cuore si aprì come un giglio serrato e se ne effuse quel sangue che fu zolla al Ger­me del Signore. Gioia di esser madre. M’ero consacrata a Dio dalla prima età, perché la luce del­l’Altissimo m’aveva illuminato la causa del male del mondo ed avevo voluto,  per quanto era in mio potere, cancellare da  me la traccia di Satana. Io non sapevo di esser senza macchia. Non potevo pensare d’esserlo. Il solo pensarlo sarebbe stata presunzione e super­bia, perché, nata da umani genitori, non m’era lecito pensare che proprio io ero l’Eletta ad esser la Senza Macchia. Lo Spirito di Dio mi aveva istruita sul dolore del Padre da­vanti alla corruzione di Eva, che aveva voluto avvilire sé, crea­tura di grazia, ad un livello di creatura inferiore. Era in me l’intenzione di addolcire quel dolore riportando la mia carne alla purezza angelica col serbarmi inviolata da pensieri, desi­deri e contatti umani. Solo per Lui il mio palpito d’amore, so­lo a Lui il mio essere. Ma, se non era in me arsione di carne, era però ancora il sacrificio di non esser madre. La maternità, priva di quanto ora la avvilisce, era stata con­cessa dal Padre creatore anche ad Eva. Dolce e pura materni­tà senza pesantezza di senso! Io l’ho provata! Di quanto s’è spo­gliata Eva rinunciando a questa ricchezza! Più che dell’immor­talità. E non vi paia esagerazione. Il mio Gesù, e con Lui io, sua Madre, abbiamo conosciuto il languore della morte. Io il dolce languore di chi stanco si addormenta, Egli l’atroce lan­guore di chi muore per la sua condanna. Dunque anche a noi è venuta la morte. Ma la maternità, senza violazioni di sorta, è venuta a me sola, Eva nuova, perché io potessi dire al mon­do di qual dolcezza fosse la sorte della donna chiamata ad es­ser madre senza dolore di carne. E il desiderio di questa pura maternità poteva essere ed era anche nella vergine tutta di Dio, poiché essa è la gloria della donna. Se voi pensate, poi, in quale onore era tenuta la donna madre presso gli israeliti, ancor più potete pensare quale sacrificio avevo compiuto con­sacrandomi a questa privazione. Ora alla sua serva l’eterno Buono dava questo dono senza levarmi il candore di cui m’ero vestita per esser fiore sul suo trono. Ed io ne giubilavo con la duplice gioia d’esser madre di un uomo e d’esser Madre di Dio. Gioia d’esser Quella per cui la pace si rinsaldava fra Cie­lo e Terra. Oh! aver desiderato questa pace per amore di Dio e di pros­simo, e sapere che per mezzo di me, povera ancella del Poten­te, essa veniva al mondo! Dire: “Oh! uomini, non piangete più. Io porto in me il segreto che vi farà felici. Non ve lo posso dire, perché è sigillato in me, nel mio cuore, come è chiuso il Figlio nel seno inviolato. Ma già ve lo porto fra voi, ma ogni ora che passa è più prossimo il momento in cui lo vedrete e ne cono­scerete il Nome santo. Gioia d’aver fatto felice Iddio: gioia di credente per il suo Dio fatto felice. Oh! l’aver levato dal cuore di Dio l’amarezza della disubbi­dienza d’Eva! Della superbia d’Eva! Della sua incredulità! Il mio Gesù ha spiegato di qual colpa si macchiò la Coppia prima. Io ho annullato quella colpa rifacendo a ritroso, per ascendere, le tappe della sua discesa. Il principio della colpa fu nella disubbidienza. “Non man­giate e non toccate di quell’albero” aveva detto Iddio.  … segue qui a fianco.

Disubbidienza di Eva e ubbidienza di Mariaultima modifica: 2010-11-06T06:20:00+01:00da dio_amore
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