XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

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PRIMA LETTURA (Ger 20,7-9)
La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna.
Dal libro del profeta Geremìa
 

 

SECONDA LETTURA (Rm 12,1-2)
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
 

VANGELO (Mt 16,21-27)
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

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Carissimi,
 
il Vangelo della prossima domenica è il seguito di quello della scorsa, infatti Gesù ha appena lasciato Cesarea di Filippo e si sta dirigendo verso il lago di Meron…
 Ma vediamo ora che orizzonti ci aprono gli Scritti del “piccolo Giovanni” a riguardo di questo duro rimprovero di Gesù nei confronti di quel Pietro che solo pochi giorni prima aveva fatto Capo della Sua Chiesa!
 
 
Maria Valtorta, L’Evangelo come mi è stato rivelato, cap. 346., ed. CEV
 
Primo annuncio della Passione e il rimprovero a Simon Pietro.
 
30 novembre 1945.
 
[…]  Gesù offre e benedice il cibo e tutti si danno a mangiare al­legramente.
I discepoli, come tanti girasoli, guardano tutti in direzione di Gesù, che è seduto al centro della fila dei suoi apostoli.
Il pasto è presto finito, condito di serenità e di acqua pura. Ma, posto che Gesù resta seduto, nessuno si muove. Anzi i di­scepoli si spostano per venire più vicino, per sentire ciò che di­ce Gesù, che gli apostoli interrogano. E interrogano ancora su quanto ha detto prima di sua Madre.
«Sì. Perché essermi madre per la carne sarebbe già grande cosa. Pensate che è ricordata Anna di Elcana come madre di Samuele. Ma egli non era che un profeta. Eppure la madre è ri­cordata per averlo generato. Perciò ricordata, e con lodi altis­sime, lo sarebbe Maria per avere dato al mondo Gesù il Salva­tore. Ma sarebbe poco, rispetto al tanto che Dio esige da Lei per completare la misura richiesta per la redenzione del mon­do. Maria non deluderà il desiderio di Dio. Non lo ha mai delu­so. Dalle richieste di amore totale a quelle di sacrificio totale, Ella si è data e si darà. E quando avrà consumato il massimo sacrificio, con Me, per Me, e per il mondo, allora i veri fedeli e i veri amorosi capiranno il vero significato del suo Nome.
E nei secoli dei secoli, ad ogni vero fedele, ad ogni vero amoroso, sarà concesso di saperlo. Il Nome della Grande Madre, della Santa Nutrice, che allatterà nei secoli dei secoli i pueri di Cri­sto col suo pianto per crescerli alla Vita dei Cieli».
«Pianto, Signore? Deve piangere tua Madre?», chiede l’Isca­nota.
«Ogni madre piange. E la mia piangerà più di ogni altra».
«Ma perché? Io ho fatto piangere la mia qualche volta, per­ché non sono sempre un buon figlio. Ma Tu! Tu non dai mai dolore a tua Madre».
«No. Io non le do infatti dolore come Figlio suo. Ma gliene darò tanto come Redentore. Due saranno quelli che faranno piangere di un pianto senza fine la Madre mia: Io per salvare l’Umanità, e l’Umanità col suo continuo peccare. Ogni uomo vissuto, vivente, o che vivrà, costa lacrime a Maria».
«Ma perché?», chiede stupito Giacomo di Zebedeo.
«Perché ogni uomo costa torture a Me per redimerlo».
«Ma come puoi dire questo di quelli già morti o non ancora nati? Ti faranno soffrire quelli viventi, gli scribi, i farisei, i sadducei, con le loro accuse, le loro gelosie, le loro malignità. Ma non più di così», asserisce sicuro Bartolomeo.
«Giovanni Battista fu anche ucciso… e non è il solo profeta che Israele abbia ucciso e il solo sacerdote, del Volere eterno, ucciso perché inviso ai disubbidienti a Dio».
«Ma Tu sei da più di un profeta e dello stesso Battista, tuo Precursore. Tu sei il Verbo di Dio. La mano d’Israele non si al­zerà su di Te», dice Giuda Taddeo.
«Lo credi, fratello? Sei in errore», gli risponde Gesù.
«No. Non può essere! Non può avvenire! Dio non lo permet­terà! Sarebbe un avvilire per sempre il suo Cristo!».
Giuda Taddeo è tanto agitato che si alza in piedi. Anche Gesù lo imita e lo guarda fisso nel volto impallidito, negli occhi sinceri.
Dice lentamente: «Eppure sarà», e abbassa il braccio destro, che aveva alto, come se giurasse.
 Tutti si alzano e si stringono più ancora intorno a Lui – una corona di visi addolorati ma più ancora increduli – e mormorii vanno per il gruppo:
«Certo… se così fosse… il Taddeo avrebbe ragione».
«Quello che avvenne del Battista è male. Ma ha esaltato l’uomo, eroico fino alla fine. Se ciò avvenisse al Cristo sarebbe uno sminuirlo».
«Cristo può essere perseguitato, ma non avvilito».
«L’unzione di Dio è su di Lui».
«Chi potrebbe più credere se ti vedessero in balìa degli uo­mini?».
«Noi non lo permetteremo».
L’unico che tace è Giacomo di Alfeo.
Suo fratello lo investe: «Tu non parli? Non ti muovi? Non senti? Difendi il Cristo con­tro Se stesso!». Giacomo, per tutta risposta, si porta le mani al viso e si scosta alquanto, piangendo.
«É uno stolto!», senten­zia suo fratello.
«Forse meno di quanto lo credi», gli risponde Ermasteo. E continua: «Ieri, spiegando la profezia, il Maestro ha parlato di un corpo disfatto che si reintegra e di uno che da sé si resusci­ta. Io penso che uno non può risorgere se prima non è morto».
«Ma può essere morto di morte naturale, di vecchiaia. Ed è già molto ciò per il Cristo!», ribatte il Taddeo e molti gli dànno ragione.
«Sì, ma allora non sarebbe un segno dato a questa genera­zione che è molto più vecchia di Lui», osserva Simone Zelote.
«Già. Ma non è detto che parli di Se stesso», ribatte il Tad­deo, ostinato nel suo amore e nel suo rispetto.
«Nessuno che non sia il Figlio di Dio può da Se stesso risu­scitarsi, così come nessuno che non sia il Figlio di Dio può es­sere nato come Egli è nato. Io lo dico. Io che ho visto la sua gloria natale», dice Isacco con sicura testimonianza.
Gesù, con le braccia conserte, li ha ascoltati parlare guardandoli a turno. Ora fa Lui cenno di parlare e dice:
«Il Figlio dell’uomo sarà dato in mano degli uomini perché Egli è il Fi­glio di Dio ma è anche il Redentore dell’uomo. E non c’è reden­zione senza sofferenza. La mia sofferenza sarà del corpo, della carne e del sangue, per riparare i peccati della carne e del san­gue. Sarà morale per riparare ai peccati della mente e delle passioni. Sarà spirituale per riparare alle colpe dello spirito. Completa sarà. Perciò all’ora fissata Io sarò preso, in Gerusa­lemme, e dopo molto avere già sofferto per colpa degli Anziani e dei Sommi Sacerdoti, degli scribi e dei farisei, sarò condan­nato a morte infamante. E Dio lascerà fare perché così deve es­sere, essendo Io l’Agnello di espiazione per i peccati di tutto il mondo. E in un mare di angoscia, condivisa da mia Madre e da poche altre persone, morirò sul patibolo, e tre giorni dopo, per mio solo volere divino, risusciterò a vita eterna e gloriosa come Uomo e tornerò ad essere Dio in Cielo col Padre e con lo Spirito. Ma prima dovrò patire ogni obbrobrio ed avere il cuore tra­fitto dalla Menzogna e dall’Odio».
Un coro di grida scandalizzate si leva per l’aria tiepida e profumata di primavera. Pietro, con un viso sgomento, e scandalizzato lui pure, prende Gesù per un braccio e lo tira un poco da parte dicendo­gli piano all’orecchio:
«Ohibò, Signore! Non dire questo. Non sta bene. Tu vedi? Essi si scandalizzano. Tu decadi dal loro concetto. Per nessuna cosa al mondo Tu devi permettere que­sto; ma già una simile cosa non ti avverrà mai. Perché dunque prospettarla come vera? Tu devi salire sempre più nel concetto degli uomini, se ti vuoi affermare, e devi terminare magari con un ultimo miracolo, quale quello di incenerire i tuoi nemici. Ma mai avvilirti a renderti uguale ad un malfattore punito».
E Pietro pare un maestro o un padre afflitto che rimproveri, amorevolmente affannato, un figlio che ha detto una stoltezza.
Gesù, che era un poco curvo per ascoltare il bisbiglio di Pie­tro, si alza severo, con dei raggi negli occhi, ma raggi di corruc­cio, e grida forte, che tutti sentano e la lezione serva per tutti:
«Va’ lontano da Me, tu che in questo momento sei un satana che mi consigli a venir meno all’ubbidienza del Padre mio! Per questo Io sono venuto! Non per gli onori! Tu, col consigliarmi alla superbia, alla disubbidienza e al rigore senza carità, tenti sedurmi al Male. Va’! Mi sei scandalo! Tu non capisci che la grandezza sta non negli onori ma nel sacrificio e che nulla è apparire un verme agli uomini se Dio ci giudica angeli? Tu, uo­mo stolto, non capisci ciò che è grandezza di Dio e ragione di Dio e vedi, giudichi, senti, parli, con quel che è dell’uomo».
Il povero Pietro resta annichilito sotto il rimprovero severo; si scansa mortificato e piange… (Segue nel riquadro qui a fianco)
                                                                      
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 Carissimi,
la prima parte di questo capitolo, ve la proporrò sabato prossimo nel Cantuccio di Maria, infatti è anche di Lei che Gesù parla prima di rivelare la Sua prossima Passione e Morte. 
Queste bellissime lezioni che ovviamente non hanno potuto esserci trasmesse per intero dagli evangelisti, sono quei dettagli che fanno dell’Opera  valtortiana la più bella cornice del meraviglioso quadro che sono i Vangeli canonici. La cornice di per sé non è indispensabile; quando un quadro è bello basta guardarlo per riempirci l’anima di stupore e meraviglia, ma se al quadro si mette anche una cornice meravigliosa, allora possiamo proprio dire che più bello di così non potrebbe essere!
Buona lettura e buona meditazione. Quante volte anche noi siamo come Pietro dei “satana” nei confronti dei nostri fratelli? Quante volte per evitarci o evitare un dolore, usciamo dalla volontà del Padre? Questa visione è decisamente forte e terribile.  Quello che Gesù prospetta ai Suoi Apostoli e Discepoli è un qualcosa di umanamente inconcepibile, mi ricorda molto la madre dei 7 fratelli  che furono uccisi davanti ai suoi occhi e che lei incitava a morire rimanendo però fedeli alle parole dei Padri! Chi di noi oggi avrebbe tal forza?
La Pace sia con voi.
Giovanna
 
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)ultima modifica: 2011-08-27T06:29:42+02:00da dio_amore
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