Carissimi,
in questo primo sabato del mese di maggio (dedicato a Maria SS.), vorrei lasciarvi a meditare su questa splendida catechesi fatta da Maria SS. pochi minuti prima della Sua Dormizione. E’ come avere il Suo Testamento spirituale, testamento che purtroppo Giovanni non ha potuto fissare che in parte sulla carta, anche se sappiamo che poi di fatto seguì tutti questi suggerimenti della Sua SS. Madre adottiva.
(da: L’Evangelo come mi è stato rivelato, vol. X – cap. 649 – ed. CEV)
Maria, nella sua stanzetta solitaria, alta sulla terrazza, tutta vestita di candido lino, sia nella veste che le copre le membra, sia nel manto che, fermato alla radice del collo, le scende dietro le spalle, sia nel velo sottilissimo che le scende dal capo, sta ordinando le vesti sue e di Gesù, che ha sempre conservate. Sceglie le migliori. E sono poche. Delle sue prende la veste e il manto che aveva sul Calvario; di quelle del Figlio, una veste di lino che Gesù usava portare nei giorni estivi e il manto ritrovato nel Getsemani, ancora macchiato del sangue sgorgato col sudore sanguigno di quell’ora tremenda.
Dopo avere ben piegati questi indumenti e baciato il manto sanguinoso del suo Gesù, si dirige al cofano dove sono, ormai da anni, raccolte e conservate le reliquie dell’ultima Cena e della Passione.
Raduna tutte queste su di un unico piano, quello superiore, e depone tutte le vesti in quello inferiore. Sta chiudendo il cofano quando Giovanni, salito silenziosamente sulla terrazza – e affacciatosi a guardare cosa facesse Maria, forse impressionato dalla sua lunga assenza dalla cucina – dove deve esser salita a passare le ore del mattino, la fa volgere di scatto col chiederle:
«Che fai, Madre?».
«Ho messo a posto tutto quanto è bene conservare. Tutti i ricordi… Tutto quanto è testimonianza del suo amore e dolore infiniti».(omissis)
Giovanni l’interrompe dicendo:
«Anche gli altri amano e si amano».
«Sì. Ma tu sei l’Amante per eccellenza. Ognun di voi ebbe sempre una sua caratteristica, come del resto lo è di ogni creatura. Tu, nei dodici, fosti sempre l’amore, il puro e soprannaturale amore. Forse, anzi, certamente perché sei così puro, sei così amante. Pietro, invece, fu sempre l’uomo, e l’uomo schietto e impetuoso. Suo fratello, Andrea, fu il silenzioso e timido quanto l’altro non lo era. Giacomo, tuo fratello, l’impulsivo, tanto che Gesù lo disse figlio del tuono. L’altro Giacomo, fratello di Gesù, il giusto ed eroico. Giuda d’Alfeo, suo fratello, il nobile e leale, sempre. La discendenza di Davide era palese in lui. Filippo e Bartolomeo erano i tradizionalisti. Simone Zelote il prudente. Tommaso il pacifico. Matteo l’umile che, memore del suo passato, cercava di passare inosservato. E Giuda di Keriot, ahimé!, la pecora nera del gregge di Cristo, il serpe scaldato dal suo amore, fu il satanico menzognero, sempre. Ma tu, tutto amore, puoi capire meglio e farti voce d’amore agli altri tutti, ai lontani, per dire ad essi questo mio ultimo consiglio. Dirai loro che si amino e amino tutti, anche i loro persecutori, per essere una sol cosa con Dio, come io lo fui, al punto da meritare di essere eletta sposa dell’Amore eterno perché concepissi il Cristo. Io mi son data a Dio senza misura, pur comprendendo subito quanto dolore mi sarebbe venuto da ciò. I profeti erano presenti alla mia mente, e la luce divina mi rendeva chiarissime le loro parole. Quindi dal mio primo “fiat” all’Angelo seppi di consacrarmi al più grande dolore che madre potesse patire. Ma nulla mise limite al mio amore, perché so che esso è, per chiunque lo usi, forza, luce, calamita che attrae verso l’alto, fuoco che purifica e fa bello quanto incendia, trasformando e trasumanando quanti prende nel suo abbraccio. Sì. L’amore è realmente fiamma. La fiamma che, pur distruggendo quanto è caduco, sia esso un rottame, un detrito, uno straccio d’uomo, ne fa uno spirito purificato e degno del Cielo. Quanti rottami, quanti uomini macchiati, corrosi, finiti, troverete sulla vostra via di evangelizzatori! Non sprezzatene alcuno. Ma anzi amateli, perché pervengano all’amore e si salvino. Infondete in essi la carità. Molte volte l’uomo diviene malvagio perché nessuno l’amò mai, o lo amò male. Voi amateli, perché lo Spirito Santo venga a riabitare, dopo la purificazione, quei templi che molte cose fecero vuoti e sozzi. Dio, per creare l’uomo, non prese un angelo né materie elette. Prese del fango, la materia più vile. Poi, infondendo in essa il suo alito, ossia ancora il suo amore, elevò la materia vile al grado eccelso di figlio adottivo di Dio. Il Figlio mio, sulla sua via, trovò molti rottami d’uomo caduti nel fango. Non li calpestò con sprezzo. Ma anzi con amore li raccolse e accolse, e li mutò in eletti del Cielo. Ricordatevelo sempre. E fate come Egli fece. Ricordatevi tutto. Atti e parole del Figlio mio. Ricordatevi le sue dolci parabole. Vivetele, ossia mettetele in pratica. E scrivetele, perché restino ai futuri sino alla fine dei secoli e siano sempre di guida agli uomini di buona volontà, per conseguire la vita e gloria eterna. Non potrete certo ripetere tutte le luminose parole dell’eterna Parola di Vita e Verità. Ma scrivetene quante più potete scriverne. Lo Spirito di Dio, sceso su me perché dessi al mondo il Salvatore, e che è sceso anche su voi, una e una volta, vi aiuterà nel ricordare e nel parlare alle turbe, in modo da convertirle al Dio vero. Continuerete così quella maternità spirituale che io iniziai sul Calvario per dare molti figli al Signore. E lo stesso Spirito, parlando nei ricreati figli del Signore, li fortificherà in modo per cui sarà loro dolce il morire tra i tormenti, il patire esilio e persecuzione, pur di confessare il loro amore a Cristo e raggiungerlo nei Cieli, come già fecero Stefano e Giacomo, il mio Giacomo, ed altri ancora… Quando sarai rimasto solo, salva questo cofano…».(omissis)
«Non col solo spirito, probabilmente. E a te risponderà la Terra, che coi popoli suoi e le sue nazioni ti glorificherà e darà onore e amore sinché il mondo sarà, come ben predisse, pur velatamente, di te Tobia, perché Colei che veramente portò in sé il Signore tu sei, e non il Santo dei santi. Tu desti a Dio, da sola, tanto amore quanto tutti i Sommi Sacerdoti e gli altri tutti del Tempio non dettero in secoli e secoli. Amore ardente e purissimo. Per questo Dio ti farà beatissima».
«E compirà il mio unico desiderio, il mio unico volere. Perché l’amore, quando è tanto totale da esser quasi perfetto come quello del mio Figlio e Dio, tutto ottiene, anche ciò che parrebbe, a giudizio umano, impossibile ad ottenersi. Ricordalo, Giovanni. E di’ anche questo ai fratelli tuoi. Sarete tanto combattuti! Ostacoli d’ogni genere vi faranno temere una sconfitta, stragi da parte dei persecutori e defezione da parte di cristiani, dalla morale… iscariotica, vi deprimeranno lo spirito. Non temete. Amate, e non temete. In proporzione di come amerete, Dio vi aiuterà e vi farà trionfatori su tutto e su tutti. Tutto si ottiene, se si diviene serafini. Allora l’anima, questa mirabile, eterna cosa che è lo stesso soffio di Dio, da Lui infuso in noi, si slancia al Cielo, cade come fiamma ai piedi del divino trono, parla ed è ascoltata da Dio, e ottiene dall’Onnipotente ciò che vuole. Se gli uomini sapessero amare come ordina l’antica Legge e come amò ed insegnò ad amare il Figlio mio, tutto otterrebbero. Io amo così. Per questo sento che cesserò d’essere sulla Terra, io per eccesso d’amore, come Egli morì per eccesso di dolore. Ecco! La misura della mia capacità di amare è colma. La mia anima e la mia carne non la possono più contenere! L’amore ne trabocca, mi sommerge e mi solleva insieme verso il Cielo, verso Dio, mio Figlio. E la sua voce mi dice: “Vieni! Esci! Sali al nostro trono e al nostro trino abbraccio!”. La Terra, quanto mi circonda, sparisce nella gran luce che dal Cielo mi viene! I rumori sono coperti da questa voce celeste! È giunta per me l’ora dell’abbraccio divino, Giovanni mio!».
Giovanni, che s’era un poco calmato, pur restando turbato, ascoltando Maria, e che nell’ultima parte del suo discorso la guardava estatico e quasi rapito lui pure, pallidissimo in volto quanto Maria, il cui pallore però si muta lentamente in luce candidissima, le accorre vicino per sorreggerla e intanto esclama:
«Sei come Gesù quando si trasfigurò sul Tabor! La tua carne splende come luna, le tue vesti rilucono come lastra di diamante posta davanti ad una fiamma bianchissima! Non sei più umana, Madre! La pesantezza e l’opacità della carne è sparita! Tu sei luce! Ma non sei Gesù. Egli, essendo Dio oltre che Uomo, poteva reggersi anche da Sé, là sul Tabor; come qui, sull’Uliveto, nell’ascendere. Tu non puoi. Non reggi. Vieni. Ti aiuto io a posare il tuo corpo stanco e beato sul tuo lettuccio. Riposati». (Il testo completo è scaricabile qui a destra nel suo riquadro)
La pace sia con voi.
Giovanna
Giovanna
TESTAMENTO SPIRITUALE DI MARIA SS.ultima modifica: 2011-05-07T15:28:00+02:00da
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