MARTIRIO DI S. AGNESE

Carissimi tutti,

pochi giorni fa è stata la festa di S. Agnese e visto che proprio i testi valtortiani ci regalano queste pagine che a lei si riferiscono, ve le riporto a lode e gloria di Dio e della sua santa vergine e martire:

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È la mezzanotte. Gesù ha appena finito di dettare questo brano, che Io connetto alla mia visione di questa sera.

La frase: “Dio, avendo amato infinitamente l’uomo, lo amò sino alla morte” mi suonava in cuore sino da questa mattina. Tanto che avevo sfogliato tutto il nuovo testamento per vedere di trovarla. Ma non l’ho trovata. O mi è sfuggita o non è lì.

Quasi accecata, mi sono rassegnata a smettere le ricerche, convinta che Gesù avrebbe parlato certamente su quel tema. E non ho sbagliato. Ma prima di parlare di esso, il mio Signore mi ha dato una dolce visione, con la quale nel cuore mi sono abbandonata al mio solito… riposo, ritrovandola poi, fresca come al primo momento, al mio ritorno fra i vivi.

Mi pareva dunque di vedere come un portico (peristilio o foro che fosse), un portico dell’antica Roma. Dico “portico’’ perché c’era un bel pavimento di mosaico di marmo e delle colonne di marmo bianco sorreggenti un soffitto a volta, decorato di mosaici. Poteva essere il portico di un tempio pagano o di un palazzo romano, o la Curia o il Foro. Non so.

Contro una parete, era una specie di trono composto di una predella marmorea sorreggente un seggio. Su questo seggio era un romano antico in toga. Compresi poi essere il Prefetto imperiale. Contro le altre pareti, statue e statuette di dèi e tripodi per l’incenso. In mezzo alla sala o portico, uno spazio vuoto avente una gran lastra di marmo bianco. Nella parete di fronte al seggio di quel magistrato si apriva il portico vero e proprio, per cui si vedeva la piazza e la via.

Mentre osservavo questi particolari e la fisionomia arcigna del Prefetto, tre giovinette entrarono nel vestibolo, portico, sala (quello che vuole lei).

Una era giovanissima: una bambina quasi. Vestita di bianco completamente: una tunica che la copriva tutta lasciando visibile soltanto il collo sottile e le manine piccoline dai polsi di bimba. Aveva il capo scoperto ed era bionda. Pettinata semplicemente con una divisa in mezzo al capo e due pesanti e lunghe trecce sulle spalle. Il peso dei capelli era tanto che le faceva piegare lievemente indietro il capo dandole, senza volere, un portamento da regina. Ai suoi piedi scherzava belando un agnellino di pochi giorni, tutto bianco e col musetto roseo come la bocca di un bambino.

A pochi passi dietro alla fanciullina erano le altre due giovinette. Una di quasi pari età della prima, ma più robusta e di aspetto più popolano. L’altra era più adulta: sui 16 o 18 anni al massimo. Erano anche loro vestite di bianco e a capo velato. Ma vestite più umilmente. Parevano ancelle perché rimanevano in aspetto rispettoso verso la prima. Compresi che questa era Agnese, quella della sua stessa età Emerenziana, e l’altra non so.

Agnese, sorridente e sicura, andò fin contro alla predella del Magistrato. E qui sentii il seguente dialogo:

“Mi desideravi? Eccomi”.

“Non credo che, quando saprai perché ti volli, chiamerai ancora desiderio il mio. Sei tu cristiana?”.

“Sì, per grazia di Dio”.

“Ti rendi conto cosa ti può portare questa affermazione?”.

“Il Cielo”.

“Bada! La morte è brutta e tu sei una bambina. Non sorridere perché io non scherzo”.

“Ed io neppure. Sorrido a te perché tu sei il pronubo delle mie eterne nozze e te ne sono grata”.

 

(Il seguito nel riquadro VISIONI DI SANTI qui a fianco)

 

 (Fonte: Maria Valtorta, I Quaderni del 43, 13 gennaio, ed. CEV)

 

 

La pace sia con voi.

Giovanna

MARTIRIO DI S. AGNESEultima modifica: 2011-01-23T06:47:07+01:00da dio_amore
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